mercoledì 30 dicembre 2009

è tutto vuoto, e cerchi di riempirlo in ogni modo, con il sorriso, con il cibo, con gli acquisti, ma è tutta roba che resta ferma li, in un punto, non si anima, non ti abbraccia, non c'è la pura gioia...

è come guardare una foto, vecchia e non poter toccarne la dimensione...non c'è, non è presente

una volta il silenzio era quasi musica, ora un fischio assordante...

questo non c'è.

mi piacerebbe tornare a quando ignoravo tutto, quando la mia idiozia poteva nascondere e proteggere questa mente malata...

ora non può più...

dove sono le ali? non c'è neanche questo...
...non c'è più niente

è vigliaccheria, niente c'è e
niente può esserci ancora..è pura aridità, e il riassunto della felicità non è come sentirla nelle narici...

pura illusione, volti migliori, lontani, come dietro un vetro

e ditemi quello che devo essere, perchè io non lo so, nonostante io sia capace di mutare espressione e impersonare ciò che voi volete,

è quasi comico, o terribilmente triste

il lcalderone nel quale la mia anima si scioglie e dissolve...

un giorno mi sentirò bene, e apprezzerò ogni cosa, sentendomi come chiunque alla mia età...

ma nessuno conosce, o sa, nessuno sa me, o conosce me...

guardandomi dritto negli occhi attraverso uno specchio

è difficile dirlo....tutto una frenetica corsa, tutto una frenetica vita..ma sul fondo del lago



niente.

lunedì 28 dicembre 2009

e marciranno i pali delle viti...

metto il cappello, e
viva la limousine e il gioco e il parapendio e il taxi e wall street, viva bob e quello che di lui sono stata e forse ancora, le polveri del fondotinta e le creme antiocchiaie, come heroin che scorre e lou reed che ribolle nella testa e nelle vene...
fino alle caviglie alcool e sotto i piedi asciutti il fango,
tesoro indosso un cappello nero e bianco, bianco e nero, e dentro di esso i pensieri non sono più a colori, ma una piega disperata e bisunta di un technicolor malandato
shosanna, shosanna
i capelli sotto il cappello, al caldo al sicuro
chiudi e riapri gli occhi dal vero [.....]
gridano e si dibattono come anguille nei film e "ti perdi una delle cose migliori della vita"
cosa di meglio c'è che un sogno che non può tradire, e non può rubarti la libertà?
oro che riluce, ora che delude, va bene cosi
Patrick tu che calcoli tutto, un pò Patrick, un pò Mark un pò Paul
e da sbronza manca
vai al bowling
il campo semantico è ben diverso e la limtazione temporale e astrale ormai un ostacolo insormontabile
perdona il tempo, perdona le azioni, perdona il passato perdona e dimentica
dimentica
indosso ancora il cappello.. ancora il cappello e in random...
" marciranno i pali delle viti, sotto i segni dei soli e delle pioggie
fioriranno gli ortichi in mezzo ai peschi trafitti dagli aghi delle vespe..."
e sono quel liquido che bevi d'un soffio o a poco a poco, per dimenticarti di tutto e sono l'amnesia mista di sciroppo alla pesca, gin e e vodka..

sabato 26 dicembre 2009

almeno 10 che ca..zo!


sentitevi calmi e tranquilli, con la coscienza a posto...
indossate le calze, i jeans aderenti, rigorosamente infilati dentro gli stivali, col tacco 12 o almeno 10, che ca..o
mettete la prima maglia di lana buona che avete, una taglia più piccola, aderente, stretta e in tinta con lo stivale
Sottolineate le labbra con un bel gloss, marcate i contorni dell'occhio, nero.
Una passata alle ciglia, che facciano vento quando riposate gli occhi, chiudendo le palpebre. Che facciano vento e attirino maschi, schiavi, o adepti. Non conta.
Lasciate i capelli fluenti, lunghi, scevri da vizi autodistruttivi, lungo le spalle, rigorosamente bruciati nell'intento di piegarli alle vostre smanie per voi stesse, piene di voi.
Indossate poi il giaccone di pelliccia in tinta con tutto il resto e la borsa da trilioni di euro, abile a sfamare una truppa di bambini, costretti a lavorare per farla avere a voi, in un negozio dalle luci scintillanti e dalle commesse con sorrisi sciacallo.. e uscite ebbri di mondanità e ipocriti sorrisi
a caccia di interesse, di uomini o di protagonismo. Tutto di voi sembra gridare "guardatemi"...
Lasciate, dunque, che l'estraneo, l'anormale a questo mondo, possa rimanere in disparte...
con la femminilità che cade a ciocche, con i pensieri a prevalere su tutto, cibo e vita. Con le vostre accuse di anormalità nelle orecchie a battere la testa contro i muri, a cercare di arrivare al vostro livello di indubbia stupidità..stupidità
l'anormale preferisce una corsa in solitudine con delle chitarre elettriche nel cranio a fare da soundtrack, o un salto nel regno delle parole, tra una copertina e una ristampa ...
Voi l'accusate di poca socialità, lui vi accusa di superficiale sopravvivenza.. sono cariche di rabbia queste mie parole
VOI distruggete quel poco di serenità che ancora riesce ad albergare nel cuore dell'estraneo, nel cuore di una come me.
Fate vita mondana, se volete, scendete a patti miserabili pur di passare una serata diversa, ricreate atmosfere da soap opera con trame fitte da far impallidire un ragno...
Noi dal nostro angolo di buio vediamo la vita come un'immersione di esperienze passate,
noi dal nostro angolo di pace, ci assordiamo di silenzio e di ricordi
noi dal nostro angolo di inferiorità ora siamo a gridare che siamo diversi da voi, e voi da noi, ma non per questo migliori...
LASCIATECI IN PACE, CHE VI SIA SUFFICIENTE FARE LA VOSTRA VITA E NON GIUDICARE QUELLA DEGLI ALTRI, E SPARGERE VELENO PER DARVI ARIE E RAGIONE CHE NON AVETE ...non a tutti piace il vostro modus vivendi...
vi è mai passato per quella piccola testa? riesce ancora il vostro cervello sotto quella testa cotonata e bionda a comprenderlo?


mercoledì 23 dicembre 2009


Traccia una linea sottile, nera, via via più spessa. Una curva, tutto un giro, tutto un mondo, e ritorno.
Stacca. Riprende. Si toccano. Sopra, sfiora. Poi un tocco più netto, deciso. Nero su bianco.
Via via più accelerato, il battito cardiaco non cessa, è un continuo.
Riprende, segni, tracciati, sfiora, si ferma, stop.
Si ferma, quasi riflette su. Annuisce, sembra un sorriso.
Si inumidisce le labbra, con la lingua. Ancora. Deciso. Troppo presto, troppa fretta.
C'è qualcosa..poca passione. Di colpo. Blocca.

-Cancelliamo.
-Straccia l'evento e il resto, ricominciamo su un'altro pianeta.
-No, tengo. Sto. Queste tue curve creano un frastuono sensuale. Mi turbi.

Riprende. Curve. Fuoco. Nero, blu. Silenzio. Rosso. Sospiro.Una candela.
Verde. Chopin. Un tocco di inchiostro? Troppo presto. Aspetta.La cera..bollente.
Ombre. Tramonta. Arancio, facciamo sorgere l'alba. Celeste?
Fomenta questo mare, sconvolgi la superficie. Bianco. Schiuma.
Terra, dai. No, PRato. Ancora verde? No, celeste, viola, giallo, il giallo.
Giallo è gelosia. Gelosia passione, Passione? Rosso...
La tela si tende. Le lenzuola sudano. Piano, ora accelera. Pianoforte.
Carica la molla. Ballerina danzante...Sorride, truccata..mascherata.
Chiudi la scatola blu, capovolge le misure.

Riapri la scatola, silenzio. Stupore. MEscolanze di gialli caldi e non. Sorpresa. Porpora.
Labbra. Pensiero.La luna? è tramontata, già.
La candela si consuma..
LA sabbia scende. Soffiaci su. Inchiostro nero!!
E il cestino?
- E' colmo di vittime..gomme, pennelli, fogli stracciati, matite addentate...

Apri le finestre..fuori nevica
Mozziconi di sigaretta su ogni bordo del tavolo. Il fumo..Grigio!!

Campane.. e adesso?
Il clarinetto, lo senti? sottile s'insinua..rispondi rispondi
Chi chiama..

venerdì 18 dicembre 2009


il cielo del tetto non è coperto, la melodia è stampata sui ghetti esuli
mi affanno inutilmente, rigetto tutto e niente e dovrei smettere, rifiutare ciò che voglio e accettare ciò che non voglio, constato coi miei stessi occhi
non voglio credere, un volto nello specchio, comparso, settecentesco, il pozzo con l'acqua fredda
l'acqua piovana, salata, il secchio contro le labbra, occhi socchiusi, lacrimano, chiama, è pronto tutto, si mangia
com'è venuta la salsa? manca il sale, aggiungete basilico, manca il sapore in ogni cosa ormai, aspettando Dio solo sa cosa, dietro un traguardo inutile e il complesso bastardo, corpulenta ragione per non sperare, mai più.
Zuza, mangia poco,finisce la vittima, finiscilo che aspetti? devi finirlo glielo devi
un lupo? prendi il fucile, l'affanno, la paura e il cuore, in gola
sempre
uno sparo, il fumo, la nebbia, le auto, corrono, i vetri appannati
scrivere ciao, scrivere zuza, dormire su una valigia sul sedile posteriore, dormire su una valigia e adagiare i miei sogni su un viaggio...
il motore e le buche fanno musica, claudio canta alla radio, un papero che sa scatena un ballo, il dolce alla fermata..solo alla fermata.
Sperare nel dolce, sperare prima della fermata, sperare e non ammettere, sperare nel viaggio con me, per viaggiare, senza fermata.
un acre dolore, silenzio. Insostenibile tedio, il dubbio...
non chiedetele di confessare...

[...]
ora che ci sei, manovra i miei pensieri, stringi e soffoca ogni dubbio


non è finita...

l'amore è cieco, ma il matrimonio restituisce la vista =D

martedì 15 dicembre 2009

la fiaba di morfeo

c'era una volta...
dopo tanto tempo era rientrata in quella casa enorme, con quell'enorme finestra rotonda, che dalla sua camera faceva entrare tanta luce. La stanza del trauma. Nonostante il pavimento indaco dovesse farle dimenticare tutto, invece , glielo ricordava. Appena arrivata gettò il borsone in terra, e lasciò la stanza, si appollaiò sul divano, in sala e accese la tv, annoiata. Dopo pochi minuti arrivò Maura con tanti pacchetti.
"che fai lì? hai già disfatto la valigia? Roby non puoi stare così, è passata non tornerà più..da quando te ne sei andata, anche lui è andato via.."
"allora ora che sono qui, potrebbe tornare!"
"ma no, non intendevo questo...guarda invece di stare lì a perdere tempo, aiutami a chiudere queti pacchetti, stasera c'è la festa..tutta in tua onore"
"che culo" rispose oziosamente Roby, si alzò dal divano e finse di aiutare lentamente la sua coinquilina nella preparazione dei pacchetti..ma porca miseria, pensava, sono appena tornata dopo quello che è successo e lei pensa a metter su una festa, non voglio neppure dormire in quella stanza, davanti a quella finestra..
un anno prima, un anno esatto prima di quel giorno, quella finestra si era frantumata, spinta dal vento di tramontana, ed era entrato lui. Lui che lei non aspettava di vedere, lui che era venuto a tediare le sue notti e i suoi giorni, e a terrorizzarla.
S'era detta che era un incubo, s'era detta è uno scherzo, ma lui aveva sfondato i vetri con un soffio, ed era entrata nella sua stanza al 7° piano di notte col corpo nero e il volto bianco sfigurato di luce...e aprendo la bocca, o meglio le fauci aveva lanciato un grido supersonico, quasi uno di quei richiami per le balene, lacerante all'udito, terribile al cervello...
poi era sparito, lasciandola a gridare nella notte a occhi sbarrati, nel buio.
Poi ancora per altre 4 notti, poi i medici, le diagnosi, la psicanalisi, ma nessuno che riuscisse a spiegare perchè lei vedesse quell'essere nero e bianco di luce sfigurato in volto, alto 2 metri e mezzo che gridava nella sua stanza nel buio della notte.
Poi l'ultima notte, l'ultima... aveva indossato l'impermeabile nero, i guanti, il cappello sul viso, per aspettarlo, per seguirlo quando sarebbe uscito..
puntuale come sempe alle 3 di notte era entrato, questa volta uscendo dal fondo del letto, e s'era seduto accanto a lei sulle coperte...
"devi venire con me, devi seguirmi"
"chi sei?"con la voce tremante rispose.
"devi venire con me, mi capisci ora? la tua lingua non è facile per me"
"non si direbbe, dimmi prima chi sei"
"devi lasciare questo posto, tu appartieni a me..."
"sto diventando pazza a causa tua, puoi dirmi chi diavolo sei?"
"ecco...sono qui per annunciarti il suo arrivo..."
poi si era alzato, per sparire di nuovo verso la finestra...
lei gli era corsa dietro, inciampando aveva battuto la testa, poi il ricovero e la decisione di tornare a casa dai suoi, di lasciare l'università almeno per un pò.
Ed ora di nuovo lì, in mezzo a quelle persone che l'avevano presa per pazza, nonostante il baccano dei vetri infranti e le sue grida potessero essere motivo per darle il beneficio del dubbio.
Amiche del cazzo, aveva pensato. Abbandonò i pacchetti si rimise sul divano e si appisolò.
LA sera arrivò e la festa e gli amici, Roby era stata svegliata dal suono del citofono e dal solito, incubo...LUI
Stranamente la festa non si teneva in sala, bensì, come scopri dopo, nella sua stanza.
Per l'occasione la finestra era stata murata, avevano lasciato giusto dieci cm per la luce e l'aria e la parete era stata dipinta di azzurro. Appena nella stanza sentì un brivido, un presentimento
"Roby!!! rieccoti!!! allora? ti piace la parete? così itornerai a guardare il cielo per quello che è !azzurro"
"si, aggiunse una voce dietro di lei, senza aspettarti di veder volare qualcosa hahhahaha" la voce era di Andrea, una sua collega di università non troppo simpatica.
"chi cazzo ti ha invitato, vipera?" rispose con rabbia Roby.
In mezzo alla musica e al caos, Roby però aveva sentito. Di nuovo, un tonfo.e ancora, e ancora, Contro la parete azzurra, contro il finto cielo che avevano voluto costruire per lei, un cielo inutile, pensò.
Dipingetemi la serenità su questa minchia, lo sentite?
"Mau la senti? dimmi che lo senti"
"roby ti devi calmare Andrea è una vipera, ma ci è rimasta male e poi cosa dovrei sentire?"
"ssssst silenzio, abbassate"
il tonfo era chiaro, qualcosa batteva contro la parete, dall'esterno dal 7° piano, ancora una volta.
Roby fece uscire tutti, se deve parlarmi che lo faccia una volta per tutte e si chiarisca questa storia.
Sbirciò dalla fessura, un enorme bozzolo, grigiastro era appeso fuori spinto dal vento, sembrava il corpo di un uomo, ma era più una larva gigante non viscida..
"lo so che ci sei Roby, ma se non apri io non posso..."
"chi sei? che ci fai qui?= che volete da me?" gridò
"io sono ...io sono..colui che ti deve informare.."
"di cosa?"
"del suo arrivo..sta per tornare, ma se non apri e non dispiego le ali, sarà come non averti detto nulla..lascia che io entri"
"se non ti apro, lui non arriva?"
"no"
" e te ne andrai?"
"resterò finchè non lo farai"
"non puoi, non devi"
"devo Roby, io porto la nuova e se non la consegno non posso andare via ..."

[....]

ora dopo ora guardò quell'angelo fremere, cercare di liberarsi, ma in silenzio, senza rumore, un sommesso tentativo di fuga, quasi una cortesia...
"Metathron, perchè vuole me, perchè deve portarmi via? chi è?"
"è un demone ma non conosco il motivo... non so perchè mi abbiano inviato, liberami e dispiegando le ali capirai tutto..!"
era rimasta sola quella notte, in quella stanza ad ammirare il bozzolo che avvolgeva Metathron, a cercare di carpirne informazioni ma non parlava...
Fino alla fine si chiese cosa potesse significare lasciar morire un angelo
e con la testa di Metathron in grembo iniziò a cantare, per accompagnarlo dove sarebbe andato.. oltre...
niente piume nel vento, niente pensieri fluttuanti nell'aria
solo le vestigie grigie ormai divenute bianche, limpide come l'intento, l'anima dell'angelo, ormai quasi cenere, luminosa...
si sedette e piangendo cantò.....


è il prodotto di un sogno, stanotte..

martedì 8 dicembre 2009

percepisco il protagonismo, malcelato dietro il falso interesse. Dietro la domanda, una domanda per risposta, di rimando, anelata richiesta. La voglia di anteporre il proprio, la voglia di narrare, raccontare, perchè si ha una vita..o perchè quella degli altri non è abbastanza divertente.
E' strano pensare come qualcuno possa ritenere il nostro radicato vitale inverso...vita noiosa, grama esistenza, cibo consolatorio, rifugio in pagine stampate profumate di inchiostro, Gutenberghiana visione dell'esistenza vana e liquida, scivolosa..
come sia reso possibile a qualcuno idealizzare la propria esistenza come più interessante di altre, mentre al gramo sottoscritto viene solo in mente che in una pagina possano essere racchiuse differenti idee e costumi, solo altrove, solo fuori ...e invece alcune pedine del creatore ritengono di possedere conoscenze, e vacue importanze che altri non hanno...e quando domandano lo fanno per poi raccontare e narrare, nuove cose, che solo in sogni in technicolor, pulp, splatter o romantici, riusciamo a vedere...
inermi spettatori dell'altrui cinematografica esistenza e della personale pellicolare essenza...
fatti di sogni ma non autorizzati a viverli...